Quando il prodotto in vendita sei tu. E non lo sai!

da | Ott 26, 2020

Scrivo su una chat e aspetto che le spunte diventino colorate…

Altre volte fisso lo schermo perché i tre puntini di sospensione indicano che l’altro sta scrivendo qualcosa.

Le spunte, i like, i puntini e tutti i sistemi di aspettativa a cui i social ci hanno abituati sono stati inventati per un solo motivo: staccarci il meno possibile dallo smartphone.

E più tempo sto sui social più qualcuno incassa milioni di $ con le loro inserzioni pubblicitarie.

Funziona proprio così, ormai diamo per scontato l’uso sistematico e massivo nella nostra vita di Whatsapp, Facebook, Instagram, Messenger; ma perché sono gratis?

Perchè il prodotto in vendita siamo noi.

Ogni like, ogni tag, ogni secondo passato a visionare un certo tipo di post, le immagini che carichiamo, i commenti che facciamo: tutto è tracciato e analizzato da algoritmi in grado di accrescere da solila loro capacità di comprendere ogni nostro gusto, inclinazione, perversione, desiderio, debolezza.

Io lo sapevo già, ho letto tanto, e qualche giorno fa ho visto il documentario “The Social Dilemma”(2020).

Protagonisti non sono tecnoscettici luddisti che gridano alla catastrofe e invocano il ritorno a madre natura, sono invece professionisti di spicco tra coloro che hanno reso Google, Facebook, Pinterest, Instagram e altre piattaforme quelle incredibili realtà di cui non possiamo fare a meno. E che si sono pentiti!

Dietro a queste piattaforme ci sono ingegneri esperti nella persuasione sociale, perché l’unico obiettivo vero non è creare una community, ma modificare
il nostro comportamento per renderlo compatibile con le esigenze del mercato.

Questa tecnologia è fantastica ma è la prima volta nella storia dell’umanità che qualcosa prodotta da cervelli umani sta cambiando il funzionamento degli stessi cervelli che lo hanno prodotto.

E allora che fare? L’invadenza delle notifiche nella vostra vita è tale che a malapena pensiamo di poter fare a meno delle nostre protesi digitali, forse possiamo trovare degli accorgimenti per non farci sottrarre libertà, capacità decisionale, concentrazione, competenze relazionali.


Riusciremo a non perdere la nostra vocazione relazionale senza sentirci preistorici o soli?